Questo non è un post creativo, è che sento la necessità di condividere qualche pensiero con chi passerà di qua.
A volte si crede che il nostro modo di vedere la vita sia l'unico possibile, invece non è così. Recentemente ho risentito un vecchio amico conosciuto dall'altra parte del mondo. Laggiù le persone vivono molto alla giornata, la salute non credo sappiano bene cosa sia e il concetto di "prevenzione" cozza con la loro voglia incontrollabile di fare quello che gli pare. Non so se questo valga per tutti, ma per le persone indigene che ho conosciuto era così. Non esiste cultura alimentare, convivialità, o buongusto in senso generale.
Una decina di giorni fa questo mio amico annuncia a tutti che gli sono state trovate 3 macchie nei polmoni: tumore. Il suo sgomento iniziale, i mille pensieri del momento, una non ben definita elaborazione della notizia e la sua decisione sul dafarsi: "se è la mia ora, lo accetto, ma non voglio vivere da malato l'ultimo tempo che mi rimane. Vorrà dire che vivrò questo ultimo presunto periodo della mia vita facendo tutto ciò che voglio fare al diavolo gli ospedali. Parto da un appuntamento galante come si deve, con cena romantica, fiori, cinema e tutto quanto. Chi si offre? ". Ieri ha annunciato che si è innamorato (ha fatto presto) e passerà i prossimi 3 mesi nella città dove vive la figlia di 7 anni per passare del tempo con lei, ma ci andrà solo quando avrà racimolato i soldi per l'aereo, perchè a piedi proprio non ha voglia di andarci.
Io sono rimasta basita. Se fosse sucesso a me di trovarmi con un tumore a 27 anni (questa la sua età) mi sarei informata delle eventuali terapie, tempistiche e probabilità di scampare alla malattia, perchè in realtà avrei avuto un sacco di progetti per la mia vecchiaia. Io al suo posto sarei stata terrorizzata al pensiero di trovarmi da sola ad affrontare momenti di malessere e di depressione gentilmente regalati da questi maledetti 3 puntini neri.
Mi faccio mille domande, compresa quella se sia giusto farmi mille domande. Qual'è il limite della libertà del singolo? Dove arriva la responsabilità della comunità (che in effetti nella sua specifica realtà non esisiste) sulle scelte del singolo?
Quando vivevo dall'altra parte del mondo mi sono resa conto che, nonostante i milioni di difetti, il nostro paese è molto avanti, è il progresso. Mi rendo conto che nonostante tutto, abbiamo una buona cultura di base inculcataci anche solo grazie alla televisione, Mi rendo conto che noi pensiamo al futuro, che noi ricordiamo il nostro passato e lo usiamo come base per la nostra identità.
Una società che vede solo il presente, dove la gente non guarda al di là del proprio naso, come può esistere?
Vi saluto immersa in una nuvola di sgomento, nel tentativo di dare un senso a questa realtà e a questo amico con la certezza che non riuscirò mai ad arrivare a comprenderne la sua drastica scelta.
Vogliatevi bene